... anzi, non ci sono.
In effetti, fisicamente, l'essere umano è lo stesso tanto in oriente quanto in occidente; il suo corpo può essere danneggiato allo stesso modo ed anche curato, può esserlo ancora, allo stesso modo, tanto ad est quanto ad ovest; psicologicamente vale la stessa similitudine perché (dall'egoismo all'amore) quanto proviamo dentro di noi sono ancora i medesimi sentimenti, ed anche spiritualmente i meccanismi non cambiano, anche se, invero, quelli delle scuole orientali sono più conosciute rispetto agli omologhi occidentali.
Per quanto riguarda la "filosofia", il concetto di "spiritualità del guerriero" nasce in India così come è documentata nel più antico poema "epico-cavalleresco" che il mondo abbia riportato sino ai nostri giorni: il Mahabarata (il libro sacro dell'Induismo); ma pure fra i legionari romani era molto comune la completa dedizione ai propri superiori ed insieme combattevano "per la gloria di Roma" (gli stessi meccanismi dei clan giapponesi), spesso dedicandosi a pratiche religiose specifiche come quelle previste per la religione dedicata al dio Mitra (di origine, lo ricordiamo, medio-orientale); anche nel nostro medioevo, con la strutturazione del Sacro Romano Impero ideata da Carlo Magno, il nobile cavaliere cristiano ( ... ma ... dove nasce il cristianesimo ?) doveva trascorrere la notte prima della sua investitura raccolto in meditazione.
Rileggendo quanto raccontatoci da Minoru Mochizuki nel
1989, i samurai giapponesi, dopo aver per secoli utilizzato le tecniche di evoluzione
spirituale delle scuole buddhiste (come per esempio quelle della setta Rinzai) per essere
pronti a staccarsi con semplicità dalla vita (al solo fine di combattere ed uccidere
meglio) hanno recuperato soltanto dopo il 1600 i veri valori buddhisti (che impongono di
non uccidere !) facendo quindi una sorta di riemersione dal mare di fango della barbarie
più violenta.
La parola Bushidô, alla cui filosofia si fanno afferire i precetti morali confuciani
attribuiti agli antichi guerrieri dell'epoca della guerra Gempei (1180-1185) non fu messa
per iscritto che da Inazo Nitobe (1862-1933) oltre sette secoli dopo, ma taluni autori,
anche giapponesi, affermano addirittura che anche il termine Bushidô altro non sia che una
creazione dello stesso Nitobe.
La spiritualità del guerriero, nata sicuramente in Asia, pare si sia sviluppata quindi tanto in occidente quanto in Giappone, e probabilmente con lo stesso ordine temporale.
I grandi pensatori, anche a proposito della guerra, furono attivi tanto in Cina (come Sun Tsu e tutti i suoi commentatori) quanto in Grecia (molti filosofi) diversi secoli prima dell'era cristiana; ancora, nell'alchimia medioevale si trovano molti riferimenti simili a quelli taoisti: di fatto i quattro elementi alchemici sono proprio Terra, Aria, Acqua e Fuoco, ed i loro studi concernevano (guardacaso) la trasmutazione dei Metalli ...
Per riprendere la prima affermazione di questa pagina, vorrei segnalare che nel primo trattato al mondo sull'uso delle armi, il "Flos Duellatorum" di Fiore de Liberi (terminato il 10 febbraio del 1409), l'autore riporta le stesse guardie e le stesse tecniche del Kendô e del Kenjitsu (l'arte giapponese della spada); per di più, la "Opera Nova dell'Arte delle Armi" di Achille Marozzo (del 1568) si conclude con 22 sequenze di difesa personale contro le aggressioni "da strada", da parte di una persona armata di pugnale: è possibile descrivere ognuna di queste tecniche con i relativi nomi giapponesi:
Ritorniamo alla domanda originale: se qui e là non vi è differenza, perché avere in
Giappone e nel Giapponese i propri riferimenti ?
In occidente (con l'avvento delle armi da fuoco che ha trasformato
l'antico guerriero in semplice soldato) la figura del combattente
ha perso da tempo la sua
connotazione "filosofica", mentre in oriente questo tipo di aspetto si
è
conservato più a lungo, sino ai giorni nostri; se vogliamo
ritrovare questa
"filosofia" in occidente dobbiamo ricercarla, ricrearla, facendola
resuscitare
dai libri, mentre in oriente, e particolarmente in Giappone, è
invece ancora presente
nelle persone che possono quindi trasmettercela direttamente, in modo
ancora vivo ... e la
differenza, il risultato finale, è chiaramente percepibile da
chi vi si sia accostato con
un minimo di sensibilità e di serietà nella pratica.